L’occasione dell’annuncio del nuovo album di inediti, previsto per ottobre e che si intitolerà Apriti Sesamo, mi da finalmente l’occasione di parlare di Franco Battiato.
Magari si smentisce proprio con quest’album, ma al momento sono dell’idea che Franco Battiato resti un fenomeno unico della musica italiana.
A distanza di quarant’anni dal suo primo LP (Fetus è del 1972), Battiato non si è mai fermato ed ha costantemente ricercato qualcosa di nuovo. E questa sua ricerca gli ha fatto provare di tutto: dalla musica progressive degli inizi è approdato al suo periodo pop passando per musica classica di ogni genere, opere liriche e teatrali, messe sacre e concerti nelle chiese, libri, film e quadri.
Ed ogni volta che ascolto qualcosa lo trovo sorprendente.
Fisiognomica a parte, acquistato originale dai miei quando è uscito, il primo album che ho preso dopo il mio ritorno ai vinili è stato L’arca di Noè, trovato per pochi euro a Porta Portese.
Titolo: L’arca di Noè
Artista: Franco Battiato – Etichetta/N. serie: EMI – 3C 064-18597 – Formato: Vinyl, LP, – Paese: Italia – Anno: 1982 (originale) – Data di acquisto: settembre 2011 – Prezzo: € 5 – Venditore: Mercato di Porta Portese
Battiato veniva dai successi de La Voce del Padrone quindi il disco è stato stampato in centinaia di migliaia di copie, copie per lo più rimaste invendute dato lo scarso successo dell’album e la sua massiccia presenza su internet e nei mercatini (è il vinile di Battiato in assoluto più facile da trovare e più economico).
Seppure disco minore, con canzoni che per la maggior parte non avevo mai sentito e per di più infarcite di suoni anni ’80 a volte anche sgradevoli, l’ho trovato un piccolo capolavoro.
A parte le hit come Voglio vederti danzare e Radio Varsavia ogni canzone ha un suo perchè.
La musica è quella tipica del Battiato di quel periodo: gli strumenti tradizionali vengono oscurati da un massiccio uso di sintetizzatori e da altri suoni elettronici che ricordano la musica dei Righeira mentre i testi sono continue citazioni colte che mischiano sacro e profano, scienza e archeologia, oriente ed occidente creando quel crocevia tra messaggi esoterici ed ironico nonsense che è stato il marchio di fabbrica del cantante siciliano da l’Era del Cinghiale Bianco (del ’79) fino almeno a Mondi Lontanissimi (dell’85).
A quel punto ho rispolverato Fisiognomica, che avevo già, ed anche questo mi è sembrato tutt’altro che banale.
Titolo: Fisiognomica
Artista: Franco Battiato – Etichetta/N. serie: EMI – 64 7903141 – Formato: Vinyl, LP, Gatefold – Paese: Italia – Anno: 1988 (originale) – Data di acquisto: fine anni ’80 – Prezzo: non lo so… in Lire comunque – Venditore: Metro Roma La Rustica
Anche se pubblicato nel 1988, sia negli arrangiamenti che nei testi Battiato ha ormai definitivamente superato gli anni ’80 ed i suoi cliché ed è alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Il disco (che contiene almeno due capolavori assoluti: E ti vengo a cercare e Nomadi) è la testimonianza che ormai Battiato, non più preda di bollenti ardori giovanili, è pronto ai suoi dischi della maturità, dischi che abbonderanno nel quindicennio successivo.
Da un po’ di tempo a questa parte sto prendendo ogni disco che capiti sotto tiro ad un prezzo ragionevole e non ho ancora trovato qualcosa che ha fatto Battiato e che, se non fantastico, non sia almeno estremamente interessante.
E’ un caso praticamente unico.
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Quarant’anni di FETUS!!!
Volevo chiudere il post spendendo due parole sul quarantennale di Fetus.
Mi sono accorto, infatti, che le celebrazioni delle ricorrenze discografiche seguono delle logiche incomprensibili agli esseri umani.
Mentre qualche mese fa la stampa si è sperticata nel tessere le lodi del primo lavoro degli 883 che ha compiuto venti anni (nulla di male contro Max Pezzali, che è un bravo ragazzo, però…) ed è in uscita un’edizione speciale per il quarantacinquesimo anniversario di Velvet Underground & Nico (45 anni? Ma che razza di ricorrenza è?) non ho trovato neanche due righe per ricordare questo traguardo di Battiato.
Boh… misteri della vita.
Comunque a Franchetto ce penso io dedicandogli la sempre attuale Preghiera del giovane patriota, scritta dal suo amico e collaboratore grafico Francesco Messina:
La preghiera sta sul retro di un altro disco di Battiato di quel periodo che ho trovato quest’estate su una bancarella in un mercatino sul lungolago di Baveno:
Titolo: Patriots – Artista: Franco Battiato
Etichetta/N. serie: EMI – 3C 064-18521 – Formato: Vinyl, LP – Paese: Italia – Anno: 1980 (originale) – Data di acquisto: 12 agosto 2012 – Prezzo: € 5 – Venditore: Bancarella a Baveno
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Bell’articolo, non sapevo dello scarso successo dell’Arca di Noè. Da ricordare, secondo me, di quel periodo, oltre a Patriots, La Voce del padrone e Fisiognomica, c’è anche Orizzonti perduti. Insieme all’Era del cinghiale bianco tutti album con cui sono cresciuto e che tutt’ora adoro!
In attesa di qualche altro contributo sul Maestro di Riposto ti mando un saluto e complimenti per il nuovo look del blog!!
Grande periodo. A me neanche i vari Fleurs mi sono dispiaciuti. Anche se continuo a dire che qualsiasi cosa prendi di Battiato ha il suo perchè. Qualche giorno fa ho ascoltato questa: http://www.rockol.it/recensione-2407/Franco-Battiato-LA-CONVENZIONE, una raccolta passata completamente sotto silenzio ma che ho trovato grandiosa.
Grazie per i complimenti al sito, sto passando intere notti a settare tutto ed a trasferire i contenuti dal vecchio sito, quindi fa piacere.
E non dimentichiamo che forse è stato l’unico che a rielaborare le canzoni di De Andrè rendendole belle almeno quanto l’originale.. come del resto De Andrè ha fatto con Brassens e Coen..
“E il giorno della fine non ti servirà l’inglese.”
Cinicamente vero.
Un’altra chicca l’ho letta recentemente su un libro sulla scena progressive italiana in cui c’era un’intervista fatta a Pino Massara, primo produttore di Battiato, che parla del VCS3, il primo sintetizzatore “portatile”. Quoto da Wikipedia che riporta la stessa intervista:
“In Italia, il primo ad utilizzarlo fu Franco Battiato per l’Album Fetus, all’epoca vennero venduti solo 2 modelli, uno ai Pink Floyd (con cui realizzarono On The Run di Dark Side e visibile nel video Live a Pompeii) e l’altro proprio a Franco Battiato.”
Non so se mi spiego.
Era e è avanti…
By the way: ma perché pure tu mi cadi nell’inguardabile tranello del neologismo falso amico? Abbiamo il fantastico verbo italiano “citare”, perché non usarlo?? Quotare da noi ha un’altro significato: http://www.treccani.it/vocabolario/quotare/. 😉
Citare sotto sotto mi ha sempre fatto pensare a Totò-Tarzan mentre quotare suona bene e, almeno nella mia testa, rende anche l’idea delle virgolette.
Se la metteriamo dal punto di vista del nazionalismo, gira che ti rigira tutte le parole l’abbiamo inventate noi. Quoto (sic!) l’etimologia:
Recorded since 1387 “to mark (a book) with chapter numbers or marginal references”, from Old French coter, from Medieval Latin quotare “to distinguish by numbers, number chapters”, itself from Latin quotus “which, what number (in sequence),” from quot “how many” (related to quis “who”).
St’inglesi so dei poracci, je stavo a dà na mano 🙂