Canterbury Scene for Dummies part. 2
Finalmente ho un po’ di tempo per riprendere il discorso iniziato con il secondo post in assoluto di questo blog in cui mi ero prefissato di recensire alcuni album della scena di Canterbury di facile ascolto con l’impossibile intento di avvicinare qualcuno a questo mondo.
Un percorso del genere non può che partire da Kevin Ayers.
Membro fondatore dei Soft Machine, Ayers fu ingaggiato più per la sua presenza scenica (era l’unico all’epoca assieme a Daevid Allen ad avere i capelli lunghi nella Canterbury dei primi anni ’60) che per i suoi gusti musicali.
Questa differenza farà sì che al termine del tour che i Soft Machine fecero negli Stati Uniti nel 1968, e dopo aver provato per un breve periodo a far parte dei Gong, Ayers lasciò le band per dedicarsi ad una più tranquilla carriera solista che continuerà nei quarant’anni successivi (l’ultimo album è del 2007 – sic!).
La critica dei lavori solisti di Kevin Ayers è unanime: dopo un ottimo esordio nel 1969 con Joy of a Toy (alle cui session parteciperà anche Syd Barrett) ed un altro album ad alti livelli (il successivo Shooting at the Moon del 1970 accreditato al suo gruppo The Whole World), la produzione è andata via via degradando facendo uscire un disco ogni anno o due sempre peggiore del precedente.
Tanto per andare contro alle opinioni consolidate, oggi vorrei parlare di un album del 1976 che, contrariamente a quanto appena detto, a me piace un sacco e potrebbe essere un buon inizio per chi non si è mai affacciato nel mondo di Canterbury:
Titolo: Yes We Have No Mañanas, So Get Your Mañanas Today
Il disco contiene una serie di canzoni easy listening troppo commerciale per poter essere amato dai fans canterburiani (e dai critici), tuttavia gli arrangiamenti dell’album sono semplici ma impeccabili e le canzoni, pur non avendo alcuna pretesa, sono orecchiabili e non scadono mai nel banale.
L’album non c’entra assolutamente nulla con la musica della scena di Canterbury (a volte sembra strizzare l’occhio al Lou Reed solista), tuttavia Yes We Have No Mananas è comunque un modo per entrare nel mondo canterburiano senza fatica, per conoscere uno dei fondatori dei Soft Machine e passare una piacevole mezzoretta estiva.
Artista: Kevin Ayers – Etichetta/N. serie: Harvest – SHSP 4057 – Formato: Vinyl, LP, – Paese: UK – Anno: 1976 (originale) – Data di acquisto: 12/05/2012 – Prezzo: GBP 11,29 – Venditore: Privato inglese tramite Ebay
Alcuni brani del disco sono contenuti anche in un altro album che fa parte della Saluzzi’s HRC:
Titolo: The Kevin Ayers Collection
Raccolta “asettica” di alcuni brani della carriera solista di Kevin Ayers.
La scelta e la disposizione dei brani è scientifica:
8 brani nel lato A ed 8 nel lato B in rigoroso ordine cronologico; 5 anni di carriera su un lato (dal 1969 al 1974) e 5 sull’altro (dal 1975 al 1980); un brano per album nella prima facciata e due per album nella seconda.
Nonostante sia un po’ “scolastica”, la raccolta può essere buona per farsi un’idea della carriera solista del cantante/chitarrista. La mia idea su questa carriera conferma quanto detto per Yes We Have No Mañanas.
I dischi di Ayers non scendono mai sotto un certo livello di produzione e di scrittura di canzoni ed anche i dischi degli anni ’70 e ’80 hanno un loro perché, devono solo trovare il pubblico giusto.
Artista: Kevin Ayers – Etichetta/N. serie: See For Miles Records Ltd. – CM 117 – Formato: Vinyl, LP, – Paese: UK – Anno: 1983 (originale) – Data di acquisto: 20/02/2012 – Prezzo: GBP 4,72 – Venditore: Privato inglese tramite Ebay
Titolo: June 1, 1974 Kevin Ayers-John Cale-Nico-Eno
Un altro disco di Ayers che evidenzia ancora meglio il problema di “pubblico”, o di target, come direbbero quelli fighi. Il disco uscì per la nuova etichetta di Ayers (la ISLAND) ed avrebbe dovuto risollevare le sorti discografiche dell’artista che con il disco precedente – The Confessions of dr. Dream and Other Stories – erano state tutt’altro che buone.
Sul palco assieme ad Ayers c’era Nico, voce del primo album dei Velvet Underground che aveva già collaborato con lui nel precedente disco; John Cale, altro membro fondatore dei Velvet ed all’epoca compagno nella vita di Nico; Robert Wyatt, batterista del suo ex gruppo dei Soft Machine, e due giovani della “seconda generazione” della scena di Canterbury che in quel periodo stavano diventando delle star internazionali: Brian Eno (ex Roxy Music) e Mike Oldfield (che, sedicenne, aveva mosso i suoi primi passi proprio negli Whole World di Kevin Ayers prima di diventare un fenomeno planetario nel 1973 – a venti anni – con Tubular Bells) .
Artista: Kevin Ayers – Etichetta/N. serie: Island Records – ILPS 9291 – Formato: Vinyl, LP, – Paese: UK – Anno: 1974 (originale) – Data di acquisto: 29/01/2012 – Prezzo: GBP 9,00 – Venditore: Privato inglese tramite Ebay Album live che ripropone un concerto di Kevin Ayers con un cast a dir poco stellare.
Il disco deluse le aspettative e c’era da aspettarselo. All’epoca, infatti, il pubblico di riferimento di Ayers era quello della musica pop, dato che i canterburiani avevano già cominciato ad etichettarlo come troppo commerciale, ma il disco è troppo canterburiano per le masse.
Fu così che l’album fu snobbato dagli uni e dagli altri.
Dopo un altra prova sotto le aspettative, Sweet Deceiver, del 1975, la Island cacciò Ayers che tornò alla Harvest con cui l’anno successivo pubblicò Yes We Have No Mañanas trovando un nuovo equilibrio tra musica solare, arrangiamenti semplici ma di livello e pubblico di affezionati.
E siamo di nuovo all’inizio di questa storia.
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Ciao,
scusate l’intrusione…… credo che proporre un’album di Ayers, tantopiù quello, potrebbe essere fuorviante. Diciamo che la fantomatica Scuola di Canterbury non avrebbe tra i suoi alunni questo Kevin così negligente e scostante…… E’ con il “Third” dei Softs che si aprono le danze del canterburysmo (brutto aggettivo ma più consono). In realtà Ayers abbandona il giro e non viene mai coinvolto in progetti di altri ( Caravan, Hatfield, Matching Mole, Gilgamesh ecc) se non in qualche uscita con i Gong ed in tempi recenti con lo stesso Allen. Ma i Gong si possono identificare col suono canterburyano? Direi no: la storia ed il marchio di fabbrica passano attraverso le tastiere di Ratledge, Stewart e Sinclair, Dave ovviamente, poi il drumming di Pip the Hip eredità wyattiana , il fuzz di Hopper eppoi… Phil Miller e l’imprescindibile Richard Sinclair. Tutti questi, nel bene e nel male, hanno girato e girano nella galassia da noi amata ( da me nel passato remoto…) solo Stewart se ne andò con l’amata tra le braccia della techno, seppur di qualità. Detto ciò, amo Ayers ed il suo caracollare indolente ma canterburyano mi par troppo e penso che il nostro sia dello stesso avviso. L’unica cosa made in Canterbury (!!!) è la bellissima ” All this Crazy Gift of Time” da “Joy”, ma quelli erano i Softs…….o no?
Un caro saluto.
Luigi P
Ciao Luigi, il tuo commento è ineccepibile. La mia esperienza, però, mi dice che se cerchi di avvicinare qualcuno alla scena di Canterbury dicendogli di ascoltare “Third” o “Cruel but fair” la gente scappa via impaurita.
Lo spirito di questi post (il primo lo trovi qui https://www.saluzzishrc.com/2012/03/canterbury-scene-for-dummies/) è proprio quello di fare un percorso verso il canterburysmo partendo da album più leggeri. Ed il più leggero in assoluto con cui partire mi è sembrato questo.
Piano piano arriveremo ad album più “succulenti”.
comunicazione di servizio: Il sito si sta spostando a questo indirizzo: https://www.saluzzishrc.com che è già attivo. Se ti va di proseguire la discussione facciamolo di là perchè qui questo fine settimana si chiude.
Ciao e a presto.
Ho capito l’intento, continuo però a pensare che quell’album non porti in sè l’essenza del suono di Canterbury, consigliare “In the Land..” dei Caravan penso sia l’ABC più adatto, anche il primo album sempre dei Caravan dove si può trovare lo spirito spaesato e gioioso nello stile di Ayers può essere un buon viatico.In ogni caso complimenti per le tue iniziative che mi sembrano molto “sentite” ed interessanti.
Alla prox
Luigi P