Dall’alabarda spaziale all’I-Phone
Qualche tempo fa sono capitato su questa immagine di Djuno Tomsni, un artista ai tempi di Flickr.
L’immagine mi ha rievocato una sensazione legata agli anni 80 che avevo ben presente ma che avevo rimosso da diversi anni.
La fantascienza come genere, anche musicale, esisteva già da tempo, ma se lo “Space Rock” della fine degli anni ’60 ed inizi ’70 era quello di “Set the Controls for the Heart of the Sun” o di “Space Oddity”, caratterizzati per lo più da oscillatori e da tematiche planetarie o spaziali, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, con l’avanzare della tecnologia, l’immaginario musicale fantascientifico si è infarcito di suoni sempre più elettronici.
Ed accanto all’esplosione della musica dance (la musica elettronica per eccellenza), in questo periodo sono usciti diversi album di transizione dove i temi spaziali e le tematiche robotiche si fondevano ai primi suoni elettronici ed a temi legati alla modernità creando pastrocchi “concettuali” tipici di quegli anni.
Più importanti per il loro valore “antropologico” che per quello musicale, alcuni album appartenenti a questo filone sono finiti, spesso per sbaglio, nella SHRC.
Questi:
I Robot degli Alan Parsons Project
Alan Parsons è un tecnico del suono di Abbey Road passato alla storia per aver creato il suono cristallino di Dark Side of the Moon dei Pink Floyd.
Quest’esperienza gli ha permesso di vivere di rendita e di passare il tempo pubblicando album a nome di Alan Parsons Project, tanto scialbi da un punto di vista compositivo (brutte copie dei dischi dei Pink Floyd) quanto belli nel missaggio.
Questo IRobot esce nel 78 (5 anni dopo Dark Side) ma la ricetta è sempre la stessa.
La cosa più interessante del disco è la copertina dove un robot (che oggi non sarebbe credibile neanche in un cartone animato per bambini sotto i 3 anni) viene accostato a dei tipi che si divertono come dei bambini sotto i 3 anni su delle allora futuristiche scale mobili.
Dopo qualche anno finalmente Parsons con Eye of the Sky azzeccò un album che gli permise di vivere di rendita per un altro decennio in qualità di “intellettuale degli anni ’80”.
Titolo: I Robot – Artista: The Alan Parsons Project – Etichetta/N. serie: Arista – AL 7002 – Formato: Vinyl, LP, Album, Gatefold – Paese: USA – Anno: 1977 (originale) – Data di acquisto: 14 febbraio 2012 – Prezzo: $ 3,25 (circa € 2,5) – Venditore: privato di San Diego, California, tramite Ebay.
Police – Ghost in the Machine
I Police, una vecchia conoscenza per i lettori di questo blog, tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80, furono tra i gruppi che meglio “globalizzarono” le nuove tendenze della musica occidentale di quel periodo.
Dopo aver cavalcato l’onda del punk con Outlandos D’amour e quella reggae con Reggatta de Blanc, passarono alla musica ‘pop elettronica’ con echi New Wave e Dark con questo Ghost in the Machine.
Il suono anni ’80 degli A-ha o degli Wham, tanto per capirci, ancora non è nato. I Police in questo album sono sostanzialmente una rock band che suona musica pop infarcita di suoni “futuristici” fatti dal sintetizzatore.
Anche in questo caso il riferimento ai mondi “robotici” del titolo e dell’inner del disco si fondono ai led di un orologio digitale dell’epoca della copertina (che orde di complottisti credono essere una rappresentazione di un satanico 666 in chiave futurista) o a canzoni dai testi che parlano del fatto che qualsiasi cosa faccia la ragazza di Sting sia magico o di “Re-humanize yourself“.
Titolo: Ghost in the Machine – Artista: The Police – Etichetta/N. serie: A&M Records – SP-3730 – Formato: Vinyl, LP, Album – Paese: USA – Anno: 1981 (originale) – Data di acquisto: 14 febbraio 2012 – Prezzo: $ 1,25 (circa € 0,6) – Venditore: privato di San Diego, California, tramite Ebay.
Pierre Moerlen’s Gong: Downwind e Time is the Key
Quel che resta dei Gong a meno di quattro anni dai fasti della trilogia di Radio Gnome.
Del line-up storico è rimasto solo il batterista Pierre Moerlen che registra a suo nome questi due album decisamente “percussivi”.
Nei dischi è molto forte l’influenza di Mike Oldfield (grande amico di Moerlen che suona anche in Downwind) mischiata a sprazzi di colonne sonore di film holliwoodiani anni ’80, atmosfere alla Jean Michel Jarre e a tante percussioni che a volte strizzano l’occhio alla disco music, altre anticipano la musica midi o computerizzata che nascerà negli anni seguenti.
La sensazione è sempre quella, sembra di trovarci davanti a due album “fantascientifici” ma razionalizzando di fantascienza c’è poco e niente.
Titolo: Downwind – Artista: Pierre Moerlen’s Gong – Etichetta/N. serie: Arista – 1C 064-62 272 – Formato: Vinyl, LP, Album – Paese: Germany – Anno: 1979 (originale) – Data di acquisto: 14 luglio 2012 – Prezzo: € 15 per 6 album dei Gong (cronologici da “Shamal” a “Leave it Open”) – Venditore: privato di Bad Schönborn, Germania, tramite Ebay.
Titolo: Time is the Key – Artista: Pierre Moerlen’s Gong – Etichetta/N. serie: Arista – 1C 064-63 314 – Formato: Vinyl, LP, Album – Paese: Germany – Anno: 1979 (originale) – Data di acquisto: 14 luglio 2012 – Prezzo: € 15 per 6 album dei Gong (cronologici da “Shamal” a “Leave it Open”) – Venditore: privato di Bad Schönborn, Germania, tramite Ebay.
Robot nei supermercati, scale mobili come se fossero navicelle spaziali, orologi digitali da polso che scandiscono le eclissi lunari, Space Invaders in televisione e nei videogiochi di tutti i bar.
Tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80 siamo passati senza accorgercene da una realtà rurale, che vedeva la fantascienza come un qualcosa di futuristico, all’Homus Tecnologico che vive l’elettronica come una cosa di tutti i giorni.
Che vive dove il futuro è oggi.
E questo anche grazie alla musica.
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PERCORSI ALTERNATIVI
I Police sono stati una band molto più complessa di quello che sembrano. In questo post si parla delle loro bizzarre origini.
Dei Gong e di Pierre Moerlen ne ho parlato un sacco di volte.
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