I Migliori Album del 2014 – La Classifica

Classifica migliori album 2014 finale

Quest’anno c’eravamo promessi con Skylyro di pubblicare in contemporanea la classifica dei migliori album ognuno sul proprio blog e lui, che è un esperto di Seo – il posizionamento nei motori di ricerca -, e di Avao, altra tecnica nota solo agli iniziati, mi ha fatto notare che “dopo er 23 su Internet non ce va più nessuno, stanno tutti a magnà er panettone” (i nostri post sarebbero scritti così se non ci fosse differenza tra lingua scritta e lingua parlata).

D’altronde con i tempi dell’informazione di oggi per fare un resoconto dell’anno mica si può aspettare che l’anno finisca (se poi esce un bel disco la prossima settimana: ottimo, faremo un altro post!).

Et voilà, ecco quindi in fretta e furia, il post dei migliori album usciti nel 2014 secondo il blog Alla (costante) Ricerca del Vinile Perfetto.


Le solite classifiche

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Questo è il terzo Natale che passo da blogger musicale e ho all’attivo già una classifica dei migliori album (quelli del 2013). In questo lasso di tempo ho imparato che le classifiche dei migliori album dell’anno hanno in genere due difetti.

Il primo è quello che ai tempi di Luciano Moggi veniva chiamata sudditanza psicologica. Dato che i classificatori moderni prima di fare la loro classifica di solito si fanno un giretto su internet, se un paio di classifiche autorevoli scrivono che l’album di Damon Albarn (tanto per fare un esempio) è una pietra miliare di quest’anno, alla fine l’album di Damon Albarn finirà anche nella loro classifica, indipendentemente dal fatto se il disco gli piaccia o no.

Il ragionamento è: “non posso mica fare una classifica senza mettere una pietra miliare del 2014”.

Per non cadere in questa trappola, nella mia classifica di quest’anno non ho inserito Everyday Robots di Damon Albarn, così come non ho inserito Sonic Highways dei Foo Fighters e Songs of Innocence degli U2.

Il secondo problema frequente delle classifiche di fine anno è quello di “riscrivere l’anno musicale”. Forse è solo una mia impressione ma spesso nelle classifiche leggo di album di cui se ne parla in questo modo: il disco mattatore dell’estate che ha fatto ballare tutto il pianeta, oppure anche i bambini e le mamme nelle scuole hanno cantato le sue canzoni, per album di cui in realtà non ho mai sentito parlare prima.

E se in passato pensavo di essere io a non essere sufficientemente attento, adesso, anche grazie al blog ed alla pagina Facebook, leggo quotidianamente almeno venti fonti musicali diverse ma degli album di cui si sta parlando non c’è mai stata traccia.

Se per tutto l’anno non ti si è filato nessuno non è corretto che poi finisci nella classifica dei migliori album.

Per questo motivo non ho inserito in classifica album come l’omonimo dei St. Vincent (anello di congiunzione tra Bjork ed Amy Wineouse, che ha fatto effettivamente un ottimo album celebratissimo nelle classifiche 2014 ma di cui non avevo mai sentito parlare prima), né Electrumplectrum di Prince (idem, ottimo album ma che ho trovato solo nelle altre classifiche).

Insomma, al termine di questo pippone dovrebbe essere chiaro come ho scelto i dischi della mia classifica:

I dischi che già conoscevo bene prima e che resteranno nel mio bagaglio musicale anche per gli anni a venire.


 I Migliori album del 2014

5. Jack White – Fedez – Pink Floyd

Premio Critica 4 migliori album 2014

Tanto per smentire immediatamente quanto appena detto, al quinto posto della classifica ho messo 3 album che probabilmente non mi porterò dietro negli anni ma che, per un motivo o per un altro, hanno segnato la musica di quest’anno:

Jack White e l’ULTRA LP. La versione in Vinile del suo nuovo album Lazaretto di Jack White è uscita in una versione LP molto singolare denominata Ultra LP. Il disco è pieno di diavolerie: il lato A si ascolta dall’interno verso l’esterno e termina con un Locked Groove, vale a dire un campione che suona all’infinito fino a quando non si toglie la puntina dal disco; sotto l’etichetta ci sono due ghost song che suonano a 45 e 78 giri; un brano ha due intro differenti (una acustica ed una elettrica) che suonano in base a dove cade la puntina e si riuniscono nella parte centrale del brano; c’è un ologramma sulla parte vuota del lato A che fa volteggiare un angioletto quando il disco è riprodotto.

Nonostante sia oggettivamente un bel disco, questo tipo di musica non mi è mai piaciuta per cui mi sembrava troppo metterlo in classifica. L’idea, però, tra lo sperimentale e l’imprenditoriale, di creare un nuovo formato di supporto musicale con cui passare alla storia mi piace molto.

Fedez il ggiòvane. Quest’anno ho conosciuto meglio Fedez tramite X-Factor e l’ho trovato una persona molto valida, con una visione chiara della musica ed una buona cultura “alternativa”. Durante il talent è riuscito a fare cose di qualità portando alla ribalta il Moombahton, Damian Marley, Jay-z e Kanye West, cose completamente sconosciute a noi vecchi leoni degli anni ’70 ma che danno l’impressione che la musica non sia morta e che si continui a produrre roba buona anche oggi. Inevitabilmente a seguire ho ascoltato i suoi album e li ho trovati positivi. A parte una serie interminabile di parolacce, a canzoni tipo L’hai voluto tu, Generazione Bho, Magnifico di PopHoolista o tipo Signorsì e Alfonso Signorini di sig. Brainwash che cosa gli vuoi dire?

I Pink Floyd. Quello che avevo da dire sul disco l’ho già detto in questo post ed il disco non è certo tra i miei preferiti di Gilmour e Soci. Ciò non toglie che i Pink Floyd siano il gruppo a cui sono più affezionato in assoluto e quindi, volente o nolente con quest’album dovrò farci i conti anche in futuro.

4. Ziggy Marley – Fly Rasta

Fly Rasta migliori album 2014

Avevo perso le tracce di Ziggy Marley, figlio più grande di Bob, dai tempi di Tomorrow People, brano con cui ebbe successo anche da noi quando ero bambino. Poi quest’anno ho scoperto per caso che aveva fatto un nuovo album e per curiosità ho deciso di ascoltarlo. Fin da subito ho capito che il disco era veramente bello ed è diventato un abitudinario del mio Spotify per mesi.

Fly Rasta, questo il titolo, segue le orme dell’ingombrante eredità lasciatagli dal padre ma lo fa con grande classe, aggiornando il suono reggae ai nostri tempi e strizzando a volte l’occhio al miglior Ben Harper acustico.

Probabilmente non stiamo scrivendo una nuova pagina della musica ma il disco è ottimamente prodotto e le canzoni sono BELLE CANZONI che suonano molto bene. Pezzi come Lighthouse, So many Rising o I Get Up sono delle vere e proprie gemme che non stancano mai ed ogni volta che l’album finisce mi viene da pensare che lo riascolterò.

Il disco è uscito anche in Vinile (c’è anche una fantastica edizione olandese in vinile verde!) ed in versione deluxe con un cd live annesso.

3. Homo Erraticus – Ian Anderson

Ian Anderson Homo Erraticus Migliori album 2014

Avevo già ironizzato in questo post sul fatto che i Jethro Tull non erano altro che un nome dietro cui si nascondeva il solo Ian Anderson, leader, fondatore, autore, stumentista, cantante, performer e padre-padrone del gruppo. Quelli che all’epoca erano solo sospetti con quest’album diventano prove.

Homo Erraticus, infatti, il nuovo sequel di Thick as a Brick (uno dei più grandi successi del gruppo) in cui il protagonista Gerald Bostock scrive i brani sulla base di un vecchio manoscritto ritrovato in una piccola biblioteca che ripercorre l’intera storia britannica e fa alcune previsioni sul futuro, esce direttamente a nome di Ian Anderson e non a nome dei Jethro Tull, tanto per rimarcare che i due nomi sono sinonimi.

Parlando del disco, sono anni che J-Tull/Anderson propongono album di folk-progressive marchiati a fuoco dall’inconfondibile suono del flauto traverso che tanti proseliti fece nella musica prog degli anni ’70. E sebbene questo album è esattamente quello che si aspetterebbe un fan dei Tull dal proprio gruppo, Anderson sa fare bene il proprio lavoro e rilascia un disco di ottima qualità che si ascolta fino alla fine senza stancare.

Anche di Homo Erraticus è uscita la versione in Doppio Vinile ed un cofanetto con i demo.

2. Joe Patti’s Experimental Group – Franco Battiato

Joe Patti Experimental Group Migliori Album 2014

Diametralmente opposto a Ian Anderson, Franco Battiato è un artista invece che non smette mai di stupire. Lui stesso in un intervista di presentazione di quest’album dice: “non mi interessano le conferme, essere rassicurante per il pubblico, dargli quello che vuole. Se fai questo tradisci il tuo ruolo che è quello di fare ciò che interessa a te, non quello che interessa a loro“. E la cosa bella è che non si smentisce mai.

Il disco è frutto della collaborazione di Battiato con il suo storico tecnico del suono Pinaxa (alias Pino Pischetola) con cui il musicista siciliano aveva girato in tour questa estate proponendo dal vivo vecchi pezzi del repertorio elettronico degli Anni 70. Dopo il tour i due si sono chiusi in studio per registrare una rivisitazione di alcuni di questi pezzi in chiave ambient/cosmica.

Un tipo di elettronica forse un po’ datata, ma che suona benissimo ancora oggi, su cui il Maestro mette lo zampino cantando o recitando brani alla “Battiato maniera”.

L’album è certamente un episodio felice della discografia dell’artista siciliano ed è entrato immediatamente nei dischi della mia “collezione personale”; e penso che ci resterà anche in futuro.

L’avrei messo anche al primo posto se fosse uscita anche la versione in vinile (Ho pur sempre un blog che è alla ricerca del Vinile Perfetto!).

1. Caparezza – Museica

Museica Caparezza Migliori Album 2014

Finisce al primo posto, quindi, quest altro album che ho ascoltato per caso ma che mi ha colpito subito. Quest’estate, poi, l’ho messo in macchina ed è diventato la colonna sonora di questi ultimi 5 mesi di scarrozzate in auto.

Museica è un disco curato fin nei minimi dettagli nella copertina, nella stampa, nel concept, nella realizzazione e nei testi. Una vera e propria opera d’arte che racconta la visita in un museo virtuale.

Introdotto da una canzone di ingresso e chiuso da una di uscita, l’album è una raccolta di brani ognuno dedicato ad una opera d’arte realmente esistente, espediente che dà lo spunto al Capa nazionale di affrontare ogni volta un tema di attualità diverso.

Sì, in questo periodo di relativismo totale e di musica per ascensori, Caparezza riesce a cogliere alcuni temi scottanti di attualità e a tradurli in musica come un tempo facevano le nostre nonne: invasioni russe (Avrai Ragione tu), follia dell’uomo moderno (Mica Van Gogh), crisi economica (Non me lo posso permettere),  mancanza di prospettive (Giotto Beat)…

Il cantato, come sempre fortemente debitore ad Eminem, è un tripudio di rime e di giochi di parole a sfondo artistico che ad ogni ascolto rivela qualcosa di nuovo e che poggia su basi più rock che elettroniche, modernizzate da chitarroni heavy metal e suoni elettronici underground potentissimi.

Un grandissimo disco che sintetizza cosa si intende quando si parla di musica in Italia nel 2014.


A questo punto voglio proprio andarmi a vedere la classifica dei migliori album di Skylyro!

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