Lunga vita al Re (Cremisi)

Quattro chiacchiere sui King Crimson che a distanza di 50 anni non smettono mai di far parlare di loro

L’uscita di un nuovo cofanetto “fiume” dal titolo Heaven and Heart con la copertina disegnata da PJ Crook, di cui avevo già parlato in uno storico post di questo blog, è l’occasione per parlare ancora un po’ sui KING CRIMSON.

Nonostante proprio quest’anno il gruppo festeggi i suoi primi 50 anni di attività, infatti, il gruppo di Robert Fripp è ancora molto attuale ed ha diverse cose da dire.

Quanti siamo a suonare stasera? 

Partiti negli anni ’90 con una formazione dal vivo che loro stessi definivano “double trio” (vale a dire due chitarre, due bassi e due batterie) il line up del gruppo si è ulteriormente allargato e oggi è composto da 7 elementi così distribuiti:

  • 3 batterie (Gavin Harrison, Pat Mastelotto, Jeremy Stacey),
  • 1 basso (Tony Levin),
  • 1 sassofono/flauto (Mel Collins, vecchia conoscenza di Vinile Perfetto),
  • 1 chitarra/voce (Jakko Jakszyk)

più Robert Fripp, il padre padrone del gruppo, che suona la chitarra (soprattutto) e le tastiere.

Sfido chiunque a trovare un gruppo che si presenta al pubblico con tre batterie (anzi sfido ad immaginare come possano suonare tre batterie in uno stesso gruppo). Eppure ascoltandoli dal vivo non solo sembra la cosa più naturale del mondo ma danno vita a risultati eccezionali.


Spegnete gli smartphone

Un’altra caratteristica tipica dei live dei King Crimson è una vocina che interviene prima del concerto che invita a non utilizzare il telefono per fare riprese o foto ma di godersi il momento.

Anche questa prassi, in parte ripresa dai concerti di musica classica, è molto rara, anzi direi in controtendenza con quello che succede normalmente nelle arene rock dove il pubblico è costantemente illuminato da un mare di smartphone intenti a riprendere quello che succede.

Nella scelta c’è sicuramente una componente commerciale (considerando che Robert Fripp è un maniaco catalogatore di tutti i suoni emessi dai Crimson e che andando sul loro sito ufficiale solo nel 2019 sono usciti 40 nuovi album live scaricabili a prezzi da fratellanza universale).

Ricordare, però, al pubblico che in quel momento sono lì ad ascoltare un gruppo che suona dal vivo e che forse è meglio concentrarsi sull’esperienza che stanno vivendo piuttosto che dedicarsi a fare i piccoli Stanley Kubric, mi sembra una cosa molto attuale in questi periodi di “inquinamento tecnologico”.

Ma io sono un romantico (che tra l’altro sta invecchiando) quindi faccio testo fino ad un certo punto.


Sua maestà Lo Streaming

Gli stessi King Crimson qualche mese fa si sono fatti notare per un’altra scelta epocale, stavolta in controtendenza con la loro immagine di “alternativi”.

Dopo aver condotto grandi battaglie contro la musica in streaming, infatti, dallo scorso giugno hanno cambiato idea e reso disponibili i loro 12 album su Spotify e sulle altre piattaforme in streaming.

Con loro cade l’ultimo baluardo (o quasi) della resistenza contro questa forma di diffusione della musica che ha avuto eccellenti sostenitori (oltre a loro i Radiohead e Taylor Swift ad esempio) tutti ritornati sui propri passi.

Le dichiarazioni fatte dal loro manager David Singleton alla rivista Rolling Stone sono indicative sullo stato della musica attuale.

In italiano suonano più o meno: “il motivo per cui abbiamo tardato a proporre il catalogo in streaming è perché, al contrario dell’industria musicale, che considerava morti i supporti fisici, negli ultimi anni abbiamo continuato ad aumentare le vendite dei nostri album… Oggi non è più così… oggi il nostro principale obbiettivo è rendere la musica fruibile a tutti, e Spotify è diventato uno dei posti dove la gente, soprattutto i giovani, va a cercare la musica.”

Poche righe che dicono una grande verità dei nostri tempi. Oggi la musica è un bene marginale per il music business che si basa invece sui concerti, sulle apparizioni televisive e sulla pubblicità.

Se per far quadrare i conti, quindi, conviene soprattutto “apparire”, un blog di appassionati di musica non può non ricordare che il valore di un musicista è dato anche (e soprattutto) dalla qualità della musica che questo ha composto e non solo dalla quantità di video che posta su Instagram.

E in questo senso un gruppo che ha pubblicato capolavori assoluti come In the Court of the Crimson King o Island ha già fatto i conti con la storia ed anche se Robert Fripp decidesse di diventare una star dei social tipo Er Faina resterebbe sempre un pilastro della musica.


POST SCRIPTUM

Ieri 29 settembre è stato confermato che anche Lucio Battisti è in streaming su Spotify e le altre piattaforme.

Ormai ci sono davvero tutti.


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